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Inaugurato nel 1839 da Papa Gregorio XVI, il Museo Gregoriano Egizio ospita una vasta collezione di reperti dell’antico Egitto e del Medio Oriente. Gran parte dei manufatti in esso contenuti sono stati rinvenuti dai Papi a Roma e dintorni perché importati dall’Egitto in epoca imperiale romana. Molti degli oggetti esposti provengono infatti dalla Villa di Adriano a Tivoli, oggi Patrimonio dell’Umanità. La particolare attenzione che, a partire dall’800, i Papi hanno mostrato nei confronti dell’Egitto si deve al ruolo significativo che tale paese ha nelle Sacre Scritture. L’esposizione si articola in 9 sale e raccoglie reperti archeologici, distinti per tipologia, databili tra il III millennio a.C. e il II secolo d.C. La prima sala è dedicata alla scrittura geroglifica, vi si trovano stele funerarie, statue e tavolette con iscrizioni risalenti ad oltre 2000 anni prima di Cristo. Proseguendo nella stanza successiva si possono vedere alcuni reperti legati al culto funerario compresa una mummia avvolta in bende di lino. Nella terza sala è stato ricostruito il tempio dedicato al Dio Serapide che faceva parte della Villa Adriana, qui si possono ammirare alcuni busti in marmo raffiguranti gli dei egizi. La sala seguente raccoglie altre statue in stile egizio ma scolpite da abili imitatori in epoca imperiale per decorare templi e altri luoghi sacri di Roma. Sono invece originarie di Tebe ed Heliopoli le sculture faraoniche esposte nella sala successiva. Nella settima sala si trova una raccolta di statuette in bronzo donate a Pio XII da un collezionista. Diverse altre statuette sono inoltre esposte nella sala dedicata ad Alessandria d’Egitto e Palmira, sito archeologico siriano. Dalla Mesopotamia e dalla Siria provengono anche tutti i reperti dell’ottava sala. L’ultimo locale del Museo Gregoriano Egizio è dedicata alla zona settentrionale dell’attuale Iraq, l’antica terra degli Assiri. Vi si trova la collezione di Giovanni Benni che partecipò agli scavi archeologici di Ninive nel 1842.

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